Il primo europeo che arrivò alle cascate dell' Iguazú fu
Alvaro Núñez Cabeza de Vaca, nel dicembre 1541. Senza
dubbio il miracoloso spettacolo naturale rafforzò la sua fede
religiosa, fino al punto che decise di chiamare le cascate "Salto
de Santa María".
Finì invece per imporsi il nome originario
che gli indigeni guarani gli diedero "I-Guazú" ossia "agua
grande de los Guaraníes".
Nel corso dei secoli l'acqua, a causa della diversa resistenza all'erosione dello strato di basalto sottostante , ha formato dei gradini e il fiume, che per tutto il corso è largo in media 4 km, per un tratto di circa 100 metri si restringe, formando successivamente un semicerchio dal quale precipitano le cascate. 275 cascate che precipitano da 72 metri di dislivello.
L'imponenza delle cascate è dovuta non solo alla considerevole altezza dalla quale le acque precipitano, nulla in confronto ad esempio alle cascate del Nigara che possono vantare solo 47 metri di dislivello; ma soprattutto dalla quantità d'acqua che scorre qui impetuosa : 6500 metri cubi al secondo nella stagione delle piogge.
Le Cascate si estendono sia sul territorio argentino che su quello brasiliano : dal lato brasiliano si osserva tutto il panorama delle cascate, dal lato argentino si possono godere scorci e angolazioni suggestive.
Lo spettacolo che si apre agli occhi del visitatore è maestoso: l'immenso frastuono della caduta delle acque, e l'aria satura di acqua nebulizzata dalla violenza dell'impatto, fanno di questo luogo un luogo dalla bellezza indescrivibile e avvolgente.
Visitare la meraviglia delle cascate dal basso è possibile grazie alle escursioni in gommone lungo il fiume Iguazù inferiore dove si possono avvistare uccelli della zona tropicale .
Le cascate sono parte integrante del Parque Nacional do Iguaçu
che ricopre un'area di 225.000 ettari sul confine tra Brasile e Argentina.
In
Brasile il Parco si estende per
185.000 ettari, mentre in Argentina il Parco ha un estensione pari a 55.000
ettari.
La leggenda indigena che narra l'origine del fenomeno è ovviamente molto più affascinante. Il capo della tribù indio Caingangue aveva una bella figlia, Naipi, innamorata del guerriero Tarobà. Il dio dei serpenti M'Boi si innamorò di lei e, poiché i due giovani per sfuggire al dio erano scappati in canoa sull'Iguaçu, M'Boi fece un buco enorme nel letto del fiume con la sua coda, uccidendoli.
Molti sono gli animali che abitano intorno alle cascate, tra cui i rondoni, che nidificano dietro il muro d'acqua della Garganta do diablo, e le testuggini. Il parco ospita inoltre più di mille diverse specie di uccelli e mammiferi come nasue, tapiri, ozelot, scimmie ed altri ancora più difficili da scorgere. Vale comunque la pena di effettuare un safari tra la ricchissima vegetazione che comprende orchidee, palme ed enormi filodendri; i più coraggiosi potranno anche partecipare ad un'escursione in barca sul fiume e risalire così fino alla base delle cascate (inzuppandosi però completamente).
Il
Parque Nacional El Palmar, creato nel 1966 con
la legge nazionale n° 16802, si distende su una superficie di 8500
ettari.
E' ubicato nel centro della Provincia di Entre Ríos, tra le
città di Colón e Concordia.
Senza
dubbio uno dei Parchi più visitati del paese, è ricco di attrattive come le
sue distese di palme
yatay di 18 metri di altezza
, la bellezza del Rio Uruguay e l'abbondanza della fauna
silvestre.
Lungo il fiume corre la "
selva en galerias" con alberi ad alto fusto ( "laurel", "inga", "espiga de corona" e "ubajay" )
e fitta vegetazione rampicante.
All'interno del Parco il visitatore potrà trovare un centro informativo sulla flora, la fauna ed i minerali del luogo.
Terra ricca di vegetazione e di una incredibile varietà di flora e fauna , i cui corsi d'acqua si precipitano nel vuoto formando una delle cascate più conosciute alk mondoal vacío formando una de las cataratas más caudalosas del mundo, la variedad y encanto insuperable de su flora y fauna, las posibilidades de recorrer circuitos de turismo de aventura y de practicar deportes acuáticos, y principalmente el clima subtropical que favorece este prodigio, invita a conocerlo, los doce meses del año.
Una visita interessante è senza dubbio quella ai resti delle 'riduzioni' gesuitiche: Santa Ana, La Candelaria, Loreto e San Ignacio Minì, che si trovano a 220 km da Puerto Iguacù verso Posadas tra foreste foltissime di araucarie ed eucalipti .
Le "
Reducciones
" erano
cittadine costruite in pietra e legno dai gesuiti più di quattro secoli fa.
Case, chiese, magazzini, laboratori di cui ora rimangono
rovine sommerse da licheni e dalla fitta vegetazione della zona.
L'esperienza gesuita in Argentina iniziò nel
novembre 1609, quando sei gesuiti partirono da Asunciòn verso le foreste
di cui era circondato il Rio Paranà , regione
abitata dagli indios Guaranì
.
Entrano in contatto con un clan della tribù e spiegano loro i vantaggi
di una volontaria sottomissione alla Corona di Spagna attraverso i Gesuiti,
evitando così la "encomienda" che li avrebbe messi nelle mani dei coloni
spagnoli.
Il 29 dicembre 1609 si fonda la prima "Riduzione" 200 chilometri a sud di Asunciòn, intitolata a S. Ignazio Guazù (maggiore, oggi in Paraguay), per distinguerla dall'altra Riduzione intitolata a S. Ignazio Mini (minore, oggi in Argentina) fondata nel 1610 .
Erano vere e proprie comunità nelle quali i gesuiti non si limitavano ad un opera di evangelizzazione ma insegnavano alle popolazioni originarie agricoltura, panificazione, tessitura, falegnameria, pittura.
Gli spagnoli elevarono una specie di "protesta ufficiale" nei confronti del papa, perché facesse chiudere le missioni, che sottraevano manodopera ai cattolicissimi sudditi di sua maestà il re di Spagna. La chiesa accondiscese. Rimpatriati i padri gesuiti, le missioni furono saccheggiate dagli eserciti privati dei latifondisti e gli indigeni fatti schiavi. Anche i resti delle missioni, che pure avrebbero potuto essere ancora adoperate, furono lasciati in abbandono.
È un'infusione di sapore amaro e di grande potere stimolante
in quanto molto ricco di caffeina.
E molto curioso il suo metodo di preparazione: in una zucca svuotata, grande
come una pera, si mette una manciata di yerba mate e la si ricopre di acqua bollente.
Dopo avere lasciato per qualche minuto la bibita in infusione, la si aspira con
la bombilla una specie di cannuccia
in metallo la cui estremità inferiore è leggermente tondeggiante
e buccherellata. Una manciata di yerba serve per diverse infusioni e un solo
mate passa da convitato a convitato. A seconda del livello sociale delle famiglie
il mate può essere più o meno semplice.
Certamente le famiglie più ricche posseggono dei mates che si tramandano da generazione in generazione e che sono dei capolavori dell'argenteria coloniale sudamericana.